Quando l'agricoltura trasformò il lupo in cane
Il confronto fra il genoma dei due animali ha messo in luce
che i cambiamenti comportamentali sono andati di pari passo con quelli del
metabolismo degli amidi: durante il lungo periodo di introduzione dell'agricoltura,
le discariche di rifiuti degli insediamenti umani divennero una risorsa per i
lupi che vivevano nei dintorni, favorendo la selezione di geni utili sia per un
uso efficiente degli amidi sia per un comportamento più compatibile con la vita
insieme agli esseri umani
La nascita dell'agricoltura non è stata un momento cruciale
soltanto per l'umanità, ma anche per l'evoluzione del lupo in cane domestico. A
testimoniarlo sono alcune regioni genetiche, ora identificate da un gruppo di
ricercatori dell'Università di Uppsala, che sarebbero alla base di cambiamenti
comportamentali e adattamenti cruciali.
Come si legge in un articolo pubblicato su “Nature”, Åke
Hedhammar, Kerstin Lindblad-Toh e collaboratori hanno dimostrato che durante il
processo di domesticazione è avvenuta un'evoluzione parallela di geni che
modulano il comportamento e di geni che hanno un ruolo chiave nella digestione
degli amidi.
I ricercatori hanno ri-sequenziato e confrontato l'intero
genoma del cane domestico e del lupo, identificando 3.800.000 varianti
genetiche grazie a cui sono riusciti a a isolare 36 regioni genetiche che
risultano essere state sottoposte a una lunga pressione selettiva. Diciannove
di queste regioni contengono geni importanti per le funzioni cerebralI: in
particolare, otto di questi geni riguardano
percorsi di sviluppo del sistema nervoso correlabili a cambiamenti del
comportamento essenziali per una vita assieme all'uomo. Chiari segni di
selezione riguardano anche dieci geni che presiedono al metabolismo dei grassi
e, soprattutto, alla digestione degli amidi.
Allo stato attuale – osservano i ricercatori - non è ancora
chiaro come e perché i cani siano stati addomesticati. Può darsi che l'uomo
abbia catturato e allevato cuccioli di lupo per sfruttarli per fare la guardia
o per cacciare, selezionandone poi i caratteri più utili per questi nuovi
ruoli. Ma è anche possibile - e i risultati di Hedhammar e colleghi sembrano
suggerirlo – che la forza trainante del processo di domesticazione sia stato
uncambiamento della nicchia ecologica occupata da alcuni gruppi di lupi durante
il periodo in cui l'essere umano stava passando da uno stile di vita nomade a
uno sedentario, all'alba della rivoluzione agricola.
I lupi potrebbero essere stati attratti dalle discariche
vicine ai primi insediamenti umani – come accade oggi nelle aree antropizzate
dei parchi naturali - e la selezione naturale può aver favorito i tratti che
consentivano un uso efficiente della nuova risorsa ricca di amidi, innescando
l'evoluzione di lupi “spazzini”, dai quali si sarebbero discesi i cani moderni.
I più antichi resti fossili di un cane sicuramente vissuto con l'uomo sono
stati ritrovati insieme a resti umani in una tomba della cultura natufiana, in
Israele, e risalgono a 11.000-12.000 anni fa circa.
Articolo preso da “Le scienze”:
http://www.lescienze.it/news/2013/01/23/news/cane_domesticazione_lupo_geni_metabolsimo_amidi-1472118/
Articolo originale su Nature:
http://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature11837.html