lunedì 15 novembre 2010

L'abbandono di Monte d'Accoddi

Sassari.

La denuncia della Commissione comunale cultura: il sito è abbandonato

La vergogna di Monte d'Accoddi

"Domenica 15 novembre 2009
N uraghi assediati da capannoni industriali, domus de janas trasformate in discariche, i resti dell'acquedotto romano dimenticati e l'altare preistorico di Monte d'Accoddi, il più importante complesso megalitico del Mediterraneo, ignorato dai visitatori semplicemente perché non esistono indicazioni turistiche per segnalarlo.
È questa la cartella clinica del sistema archeologico di Sassari, tracciata ieri a Palazzo Ducale dalla commissione Cultura, presieduta dal Michele Pinna. Centottanta siti sparsi nel territorio comunale e in gran parte abbandonati a se stessi.
La situazione è stata descritta alla commissione dallo storico sassarese, Francesco Ledda. Il primo dato preoccupante riguarda il sito di Monte d'Accoddi.
«Nell'arco di pochi anni il numero di visitatori dell'altare di Monte d'Accoddi si è ridotto del settanta per cento. Prima si registravano 16mila presenze l'anno, ora si arriva a stento alle 5 mila», ha spiegato Ledda.
«I motivi sono la scarsa pubblicità di cui gode il monumento archeologico. Sulla strada 131 i cartelli indicatori sono quasi invisibili, mentre sulla Camionale, dove si è spostata una grossa mole del traffico automobilistico, i cartelli mancano del tutto».
In questo modo il sito su cui sorge l'altare preistorico per cui la Fondazione Antonio Segni ha richiesto all'Unesco l'inserimento fra i beni riconosciuti come patrimonio dell'umanità, resta del tutto anonimo alle frotte di turisti che d'estate trascorrono le vacanze nel nord Sardegna.
Ma le vere note dolenti arrivano dall'immensa mappa archeologica del territorio sassarese.
Si va dai nuraghe Li Luzzani e Giagamanna, enclavi archeologiche nella zona industriale di Predda Niedda (il primo è abbandonato e ricoperto di macchia mediterranea, il secondo non è mai stato oggetto di scavi e si sta sgretolando), alle domus de janas di Li punti, alle tombe dei giganti di Molafà, anche queste abbandonate al proprio destino, fino ai resti dell'acquedotto romano che approvvigionava l'antica Turris Libyssonis: esistono chilometri di tracce che rischiano di crollare (per esempio a Tana di lu mazzoni), sparse per le campagne attorno a Sassari, fino a Porto Torres.
«È necessaria una importante campagna di scavi per salvaguardare queste testimonianze storiche» ha chiuso Michele Pinna, «ma Sassari siamo abituati a un modello culturale dell'effimero, manca una coscienza culturale dell'identità». E gli stanziamenti nei bilanci pubblici sono sempre più esigui. ( v. g. )"

Dall'unione Sarda del 15/11/2009


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